martedì 26 febbraio 2008

Il Panda Y.

Questa è la storia di un panda. Il penultimo panda.
In quanto penultimo questo panda, dando per assunto che l'ultimo esemplare di una specie viene identificato in un alfabetico parallelo con la lettera Z, venne chiamato Panda Y.
Panda Y, sebbene non ne avesse mai lasciato indizio nella sua esistenza da esemplare modello, era corroso da una tremenda frustrazione. Sapeva che, così come in una competizione viene ricordato solamente il primo, in un'estinzione è l'ultimo, e soltanto l'ultimo, quello che conta. Aveva da poco attraversato una brutta crisi d'identità dopo aver letto su Wikipedia che la sua specie si collocava a metà tra la famiglia degli Ursidi e quella dei Procionidi, quando prese una decisione grave. Avrebbe compiuto un'impresa importante per assicurarsi un posto nella storia: attraversare da solo il deserto. A lungo rimunginò questa decisione valutandone i rischi e i vantaggi. Poi un giorno, mezzo appisolato nel suo letto di foglie di bambù, disse a se stesso "La mia specie è sull'orlo dell'estinzione, è meglio che mi sbrighi a togliermi certi sfizi. Così ci si estingue soddisfatti, almeno". 
E partì. 
Ben sette giorni e sette notti passò nel deserto prima che potesse dire "sono qui da ben sette giorni e sette notti". Consumando quasi 40 kg di germogli di bambù al giorno, le sue scorte di cibo finirono rapidamente. Debilitato dai morsi della fame, cominciò a realizzare di aver preso sottozampa i rischi della sua spedizione. Continuava a consolarsi stringendo forte a sè la bicicletta di cristallo di boemia che aveva portato con lui. Un giorno poi, rimirandola, capì in un lampo di lucidità che era assolutamente inutile, senza il campanello. Cominciò così a trascinarsi tra le dune, la bocca piena di sabbia, gli occhi e il naso asciutti. Ad un tratto, arrivato in cima di una duna, Panda Y scorse una sagoma nella sabbia rovente. Una sagoma straordinariamente simile alla sua. La sagoma di un altro panda. Non poteva accettare di aver fatto tutta quella strada per scoprire anche di essere terzultimo. Per difendere la sua posizione, e anche per movimentare un pò la storia, Panda Y raccolse tutte le sue forze residue ed assalì il suo simile. Giù a unghiate, e zampate, in un groviglio di ruggiti in bianco e nero.
Poi, ad un certo punto, da dietro una duna spuntò uno con una polo che scagliò contro il bravo Panda Y 10 stilo appuntite, una lancia e una marea di insulti. Un concessionario lì nei pressi saltò in aria.
Impietrito, Panda Y rimirò le 10 penne ed il giavellotto appuntati sul suo dorso, dal quale cominciava a sgorgare copioso un liquido denso e purpureo. Si voltò verso il suo assassino e disse "Wrrringnf?". L'omino vestito casual esclamò "Oh, no! Ero venuto qui nel deserto per cacciare panda con le mie penne e la mia lancia, non per uccidere un povero animale innocente!", e fuggì.
Panda Y, già debilitato dalla disidratazione, stramazzò al suolo ansimando. Sulla sua peliccia fino ad allora bicromatica si spandeva ora una macchia rossa, come esercito su un paese neutrale. L'altro panda osservava la scena immobile ed esterrefatto. Si sentì in dovere di spiegare al suo moribondo simile chi fosse.
Gli rivelò così di essere il Panda Z.
Pochi giorni prima aveva deciso di fuggire nel deserto cercando di sottrarsi alla pressione mediatica alla quale, essendo l'ultimo della sua specie, era sottoposto. Aveva anche lui finito in breve tempo le sue scorte di cibo e si aggirava tra le dune stringendo a sé una bicicletta di tufo. Sul muso insabbiato del Panda Y si disegnò a fatica un sorriso. Nemmeno la sua bicicletta aveva il campanello.

giovedì 21 febbraio 2008

sabato 16 febbraio 2008

Diet Rock on the Radio!

Grandi, immensi momenti per il rock, per la radio e per tutti coloro che adorano le umiliazioni on air!
Giovedì 15 febbraio sono stato ospite del grandissimo Paolo Bassotti, sulla trasmissione radiofonica che tiene su Fusoradio. Per un'ora sono stato un nano di gesso nel suo giardino dei leoni, e quante cose sono successe! Karaoke, battute fulminanti e un mio inspiegabile tono supponente vi accompagneranno in 60 minuti di meraviglioso streaming!

domenica 10 febbraio 2008

Diet Rock EXPO!

Sono giorni di nullafacenza totale per il vostro vignettista preferito..
Per saperne di più consultate il suo sito però, perchè io qua invece sto infognato nel lavoro fino alla cima dei capelli e non posso mica mettermi a parlare di Gary Larson!
Di contro, però vi porto una buona novella, che in questi tempi cupi mica è da sottovalutare! Rrrrruuullo di tamburi quindi per la ormai prossimissima..
Quei mattacchioni del Fusolab, in particolare la supermattacchiona Emy, hanno deciso di ospitare alcuni dei miei lavori nel loro maraviglioso spazio espositivo situato -pensate un pò- a via Giorgio Pitacco 29 (e non 27 come vogl
iono alcune voci maligne).
Per indicazioni leggete il volantino qua sopra, che si avvale di una progettazione grafica effettivamente d'avanguardia. Quanti come me avrebbero osato usare QUEL verde? Pochi, e tutti daltonici.
Vi vorrei tutti là pronti a ricevere carezze a iosa, e se venite all'inaugurazione ci è anche un buffet di cibi dietetici.
E per essere professionali, vi allego anche l'abstract (che in mostrese vuol dire presentazione.. e ve lo specifico perchè io me ne sono accorto dopo averla scritta) della suddetta mostra. E una piccola autobiografia che dice molto di me e del bisogno che ho di un bel profitterol -GNAM!
Abstract
"Diet Rock. Una filosofia, una religione, una lampada alogena dall'avveniristico design? Forse tutto questo, e molto altro ancora. Due concetti apparentemente lontani, il rock dell'abuso contro il controllo della dieta. Un'ossimoro difficile e insieme divertente da immaginare, un po' come un Wookie glabro o un Moccia dotato di gusto. L'idea che le antitesi assurde sono gli ultimi minareti rimasti da ammirare in queste città da 3 piani con ascensore. Composta da una serie di disegni, tavole, vignette e slogan illustrati, l'esposizione è un invito a non aver mai paura di dire stupidaggini. Perchè nella stupidità c'è nascosta dell'eleganza.
Autobiografia
"Lorenzo De Felici nasce nel 1983, ma solo qualche anno dopo decide di uscire allo scoperto. I più davanti alla notizia fanno spallucce interdetti, allora lui si offende, si veste da nocciolina e va a cantare sulle montagne. Quando torna è ormai un ragazzo saggio, temprato e indipendente (anche se rimarrà sempre legato in modo morboso al suo costume da nocciolina). Comincia a disegnare e a scrivere, sicuro di aver capito tutto della vita. Poi si accorge che i dischi hanno anche un lato B, e tutto cambia. Dopo essersi laureato in una facoltà ridicola e aver frequentato una buona scuola di fumetto, si dedica anima e corpo all'apprendimento di fare la ruota con una mano sola. Nel corso della sua vita ribadirà più volte la sua sincera avversione nei confronti di termini come “arte” o “artista”, ai quali tenta invano di proporre alternative come “lognoforo” o “piffodattilo”. Ama la verdura. In molti hanno cercato di definire la sua poetica nascosta, abbandonando la ricerca, delusi, dopo aver scoperto che erano solo un paio di pantofole dietro la tenda. Afferma di essersi svegliato, una notte, e di aver visto il fantasma di Claudio Villa che faceva pipì in un angolo della sua camera . Da allora è un grande appassionato di rock'n'roll. Al momento lavora come colorista, illustratore free lance e tiene corsi di fumetto a grandi e piccini. La sua carriera di piffodattilo muove insomma i suoi primi veri passi, alimentata dall'ottusa sicurezza che il suo culo debba essere seduto proprio su quella sedia, davanti al tavolo luminoso. O magari quell'altra là, basta che c'è il tavolo però."

mercoledì 6 febbraio 2008

Paternità.

La paternità. Un valore intergalattico.
Dedicato a chi la pratica, anche da poco.